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Promozione delle Pari Opportunità nel Terzo Settore.
E’ una Italia piccola piccola quella che emerge dai dati relativi alla parità tra uomini e donne all'interno del Non Profit Italiano: ultima in Europa per quello che riguarda invece i "posti di comando" nelle associazioni Italiane, per le donne non c’è ancora molto spazio. Dunque le italiane, nonostante il talento e l’elevato grado di istruzione, faticano ad affermarsi e le azioni positive sono ancora scarsamente efficaci.
Tuttavia ad uno sguardo più attento emergono sfumature diverse che rendono tipico l'impegno dei due sessi.
Vediamo ora più nel dettaglio in quali campi, o in quali
attività, emerge l'impegno delle donne e in quali quello degli uomini. Le
donne sono più presenti nei settori di cura alla persona, dove l'aspetto
relazionale assume una importanza predominante rispetto ad altri elementi come
ad esempio quello organizzativo e gestionale. Un esempio interessante sul
quale prestare attenzione è notare come in campo sanitario, sebbene la
presenza delle donne è paritaria a quella degli uomini, le competenze sembrano
essere diversificate. Le attività maggiormente svolte dalle donne riguardano
quelle più propriamente assistenziali rivolte agli anziani, ai malati, agli
handicappati, alle persone nella aggravata condizione di solitudine e
indigenza. A quanto detto si può ancora aggiungere che spesso si tratta di
donne di età superiore ai 65 anni, con orientamento culturale di matrice
cattolica. Rimanendo sempre in campo sanitario si constata che le attività
prevalentemente svolte dagli uomini riguardano il trasporto malati, la guida
di ambulanze, la donazione di sangue, gli interventi in situazioni di
emergenza e calamità, etc. Altro campo di pertinenza maschile è quello della
protezione civile.
Un campo che, seppure coinvolge indistintamente le risorse umane del
volontariato, sembra tuttavia più presente la componente femminile è quello
delle attività formative ed educative rivolte alle fasi evolutive dello
sviluppo umano. L'impegno del volontariato in questo settore si orienta verso
varie categorie di utenza come ad esempio: minori e giovani in quartieri e
zone ritenute a rischio e deprivate, minori in condizione di adozione o
affidamento, giovani in condizione di precarietà e disoccupazione
(l'attenzione alla disoccupazione si segnala come emergente), con situazioni
familiari, problematiche, figli di immigrati, etc. In questo ambito di
volontariato si riscontra anche una forma di impegno ritenuta di attualità in
quanto prende in considerazione i minori e i giovani non per un vero e proprio
disagio conclamato, ma per le difficoltà che spesso le famiglie hanno - a
causa dei prolungati impegni fuori casa - ad offrire ai propri figli attività
educative e ricreative. Si segnalano al riguardo attività di volontariato
sottoforma di ludoteche e associazioni costituite da insegnanti per offrire
ulteriori apporti didattici e formativi. Attività dunque con specifiche
finalità di prevenzione verso nuove forme di bisogni.
Si segnala come ulteriore campo di pertinenza femminile quello relativo ad
attività di aiuto rivolte a donne vittime di maltrattamenti e violenze.
Ancora, di pertinenza tipicamente femminile sono le associazioni, vicine alle
forme dell' auto-aiuto, per donne operate al seno.
Anche sotto un profilo organizzativo emergono delle differenze tra le
organizzazioni composte prevalentemente da donne e quelle composte
prevalentemente da uomini.
Oltre alle differenze già indicate si segnalano percentuali diverse in
relazione alla carica di presidente. Su 5000 organizzazioni esaminate tale
carica è ricoperta da un uomo nel 70,3% dei casi mentre per il rimanente 29,7%
da una donna.
Il Settore Studi e Ricerche dell'associazione il mondo
unito, ha recentemente condotto una ricerca di approfondimento sul ruolo della
donna nel volontariato sociale italiano. La ricerca di tipo qualitativo, ha
coinvolto un campione statisticamente non rappresentativo di 32 volontarie
sulle quali è stato condotto un colloquio in profondità.
Dai colloqui è emerso che per alcune donne svolgere attività di volontariato
costituisce una maturazione di un proprio percorso individuale, di un proprio
stile di vita. Superati gli impegni familiari più assidui (es. figli piccoli,
genitori ammalati) un impegno nel sociale fuori casa consente la continuità di
un loro modo di vivere.
Per altre invece l'impegno nel volontariato nasce da una esperienza vissuta in
prima persona; oppure per caso, sollecitate magari da una amica.
Per molte ancora fare volontariato costituisce l'opportunità di realizzare un
proprio interesse, di fare cose che non sarebbe stato possibile realizzare nel
mondo del lavoro o in ambito familiare. Rientra in questa motivazione, ad
esempio, la necessità di stabilire rapporti con persone nuove.
Un comune denominatore per le donne impegnate in attività di volontariato che
è emerso in tutta la sua centralità è l'elemento del tempo , la difficile
conciliabilità tra i diversi impegni: il tempo per la famiglia; il tempo per
il lavoro; il tempo per gli altri; il tempo per sé; il tempo per la maternità;
etc.
Un altro aspetto molto interessante emerso dai colloqui riguarda gli
stereotipi legati al genere maschile e femminile. Infatti, seppure con una
dichiarazione iniziale venivano attenuate, se non addirittura negate le
differenze tra uomini e donne; in seconda battuta, quando si chiedeva di
pensare quali delle caratteristiche dell'uomo e della donna il volontariato
valorizzasse, la figura femminile spesso evocava immagini legate alla
maternità, al ruolo educativo, alla più spiccata sensibilità e attenzione per
gli altri, alla pazienza e al saper aspettare.
Di converso la figura maschile veniva spesso associata alla predisposizione
per le attività dinamiche, alla forza fisica, etc.
In conclusione non si tratta di confrontare, o valutare, il genere maschile e
quello femminile, ma solo riuscire a conoscere meglio le varie componenti
della risorsa umana del volontariato. In questa ottica non vanno trascurati
quegli elementi che segnalano processi di trasformazione di cui si deve tenere
conto. Più in dettaglio: sebbene la maggior parte delle donne, soprattutto se
anziane, tendono a privilegiare gli aspetti relazionali e informali, le
volontarie più giovani si orientano maggiormente verso si aspetti
organizzativi, gestionali e professionali. Emerge inoltre un forte interesse
verso attività formative che consentono di acquisire specifiche competenze per
la gestione delle relazioni di cura. L'esigenza dunque di avere anche nel
campo più tradizionale dell' assistenza competenze e conoscenze di tipo più
professionalizzato. Infine si segnala un orientamento verso l'assunzione di
ruoli di responsabilità all'interno delle organizzazioni di volontariato.
Sintesi del gruppo di lavoro -
1) Migliore conoscenza delle risorse umane del volontariato
comparazione delle ricerche
articolazione per sesso e per età
presenza del volontariato di immigrati/esiliati (approccio quantitativo e qualitativo)
2) Il volontariato, le cui organizzazioni sono poco abituate a riflettere su se stesse, deve approfondire il proprio ruolo di soggetto portatore di valori di reciprocità, pari dignità, equità e pari opportunità tra uomini e donne e fare di questo insieme di valori una sua forza e un punto di maturazione, rendendo questa consapevolezza un punto di innovazione.
3) La ricerca finora condotta ci descrive un mondo di volontariato in cui le donne - pur costituendo una parte rilevante - faticano ad assumere ruoli di responsabilità e sono presenti negli organismi direttivi, a tutti i livelli. La formazione, incentrata non solo sull'aspetto motivazionale, ma anche su quello organizzativo, di gestione delle risorse umane e materiali ecc, potrebbe costituire una opportunità di valorizzazione del ruolo femminile, di approfondimento delle reciprocità.
4) Attenzione che il volontariato assuma all'interno della propria cultura sia valoriale che organizzativa, la consapevolezza della catena famiglia - maternità - tempi della donna, nella coscienza che deve essere sostenuto il valore sociale della maternità.
5) La Saraceno citava la famiglia come soggetto invisibile del Welfare fondato sull'equilibrio tra lavoro di cura e lavoro produttivo, basato su una distribuzione del lavoro in cui il primo spettava e spetta alle donne; va capito cosa succede nel momento in cui cambiano i rapporti sociali e la famiglia tende ad esternalizzare il lavoro di cura, che tradizionalmente era considerato un tempo improduttivo (perché non produce salario). A questo proposito si propone di costituire degli "sportelli per la famiglia" a livello territoriale, che possano fornire informazioni sui servizi, sulle opportunità di lavoro, di abitazione ecc. e possa essere punto di raccolta e raccordo delle esigenza della famiglia.
6) Una particolare preoccupazione di una occasione mancata per creare pari opportunità tra uomini e donne nel volontariato ci sembra la proposta sul servizio civile che non è in grado nella attuale formulazione, di dare incentivi alle ragazze per la partecipazione come volontarie, al servizio civile.
7) Valorizzazione dell'art 17 della L 266/91 sulla flessibilità dell'orario di lavoro che certamente offre alle donne maggiori chances e - probabilmente anche gli uomini - di svolgere una parte del lavoro di cura.
Si conclude che l'ingresso nel mondo del volontario di donne e uomini, anche riunite in associazioni provenienti da altre culture pone ulteriormente in evidenza la necessità di confrontarci con il nostro modello di relazione tra uomini e donne.
Proposte
Proposta sul servizio civile - invito a modificare la legge sul servizio civile incentivando le ragazze a partecipare attivamente al programma, anche armonizzando con le sperimentazioni in atto.
Opportunità per la formazione - sostenere programmi di formazione per il volontariato che valorizzino in particolare il ruolo femminile che incentivino le donne ad assumere ruoli di responsabilità.
Sportelli famiglia - La famiglia è in difficoltà anche perché mancano punti di riferimento e disorientata nel reticolo di interlocutori. L'istituzione di "Sportelli per la famiglia" a livello territoriale che possa fornire informazioni sui servizi, sulle opportunità di lavoro, di abitazione ecc. e possa essere punto di raccolta e raccordo delle esigenze della famiglia.
Vera attuazione dell'art 17 della L 266/91 - valorizzazione dell'art 17 della L 266/91 sulla flessibilità dell'orario di lavoro che certamente offre alle donne maggiori chance e - probabilmente anche gli uomini di svolgere una parte del lavoro di cura.
Sostenere la ricerca sul volontariato, articolata per sesso e per età.
Obiettivi del Progetto La legislazione che regola
i rapporti tra le figure del volontariato e il mercato del lavoro e le donne è
poco conosciuta e manca una gestione unitaria che ne coordini in modo coerente
l’applicazione sul territorio. Il progetto Demetra si propone di affrontare il
problema della segregazione e dell’esclusione in maniera organica e innovativa
per raggiungere i seguenti obiettivi:
Diffondere la cultura di genere e di pari opportunità, creando una metodologia
comune per affrontare il problema dell’esclusione femminile.
Saranno realizzate una serie di azioni per promuovere una nuova cultura di
genere e una migliore diffusione delle pari opportunità presso i vertici di
piccole e medie imprese associazioni, pubblica amministrazione, terzo settore,
sindacati e associazioni di categoria. I dirigenti e gli operatori saranno
coinvolti in un’accurata attività di informazione e aggiornamento che verrà
avviata nell’ambito di progetti pilota nei territori.
Aumentare la presenza delle donne nel Terzo Settore mediante un incremento
delle risorse di conciliazione sul territorio e una diversa organizzazione dei
tempi di vita e di lavoro.
“Conciliare” significa rendere compatibili lo spazio pubblico e quello
domestico. Il progetto Demetra intende promuovere l’armonizzazione dei tempi e
delle responsabilità familiari con quelli della vita lavorativa. È questo un
tema cruciale per le pari opportunità in quanto l’inconciliabilità tra le due
sfere spesso penalizza le donne che devono destreggiarsi tra l’una e l’altra.
Promuovere una cultura di genere nella scuola. L’obiettivo è quello di
decostruire gli stereotipi di genere e costruire, nelle ragazze e nei ragazzi,
una consapevolezza delle proprie capacità e delle pari possibilità di scelta.
Le scelte professionali delle donne sono spesso condizionate dagli stereotipi
di genere. Per aiutare le ragazze a scegliere il percorso formativo con
maggiore consapevolezza e individuare opportunità di lavoro in settori
trascurati a causa di errate percezioni dell’identità di genere, all’interno
delle scuole saranno creati percorsi di sensibilizzazione, mettendo in
evidenza gli stereotipi di genere e le possibilità offerte dal mercato del
lavoro del non profit anche al di fuori dei soliti clichè.
Ridurre la segregazione orizzontale e verticale delle donne e il digital
divide.
La conoscenza e l’utilizzo degli strumenti informatici da parte delle donne
spesso non raggiungono i livelli richiesti dal mondo del associazionismo. Una
maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie potrebbe ridurre la
segregazione orizzontale e favorire l’accesso delle donne a professioni
tecniche. Per ridurre il digital divide di genere (la distanza tra le donne e
le nuove tecnologie) saranno attivati percorsi di informazione tramite il sito
del progetto. Per ridurre la segregazione verticale, è invece prevista
l’assistenza per avviare processi di empowerment che favoriscano la crescita
professionale delle donne che rientrano al lavoro nel volontariato, evitando
che il periodo di congedo diventi un freno alla loro carriera.
le vostre osservazioni e segnalazioni sui nostri servizi saranno da noi utilizzate per migliorare il servizio offerto